Milano Whisky Festival 2019: i migliori assaggi

La 14° edizione si conferma l’appuntamento più importante d’Italia per il distillato di cereali

MILANO – “Ho visto cose che voi astemi non potete nemmeno immaginare” recita una delle magliette celebrative dell’ultimo Milano Whisky Festival parafrasando la più nota scena del film Blade Runner. Ma al di là dell’ironia la simpatica polo sintetizza bene cosa è stata la 14° edizione del Festival.

Due giorni e circa 2.000 metri quadri suddivisi in due sale del Marriott Hotel di via Washington a Milano. Oltre 2.000 etichette a rappresentare più di 200 distillerie da tutto il mondo, mixology, e 30 fra Masterclass e seminari. Il tutto per raccontare, celebrare, scoprire o approfondire il Re dei distillati. Il Whisk(e)y.

Formula vincente ormai da tre lustri il Milano Whisky Festival è “il” punto di riferimento nazionale per il famoso distillato di cereali. Attraverso i suoi banchi d’assaggio si può esplorare l’intero panorama mondiale, dai nomi noti alle piccole distillerie, dalle nuove release dei grandi gruppi agli imbottigliamenti indipendenti.

Occasione imperdibile, quindi, per appassionati, esperti, addetti del settore o semplici curiosi che desiderano assaggiare qualche buon dram ed approfondirne la conoscenza parlando e confrontandosi con gli operatori.

Un parco giochi del bere in cui ogni palato può trovare il prodotto (o i prodotti) più in linea col proprio gusto. Ecco la selezione di Winemag.

I MIGLIORI ASSAGGI
Impossibile non partire dal vincitore del World Whisky Award 2019 – World Best Single Malt. Bottiglia purtroppo non più disponibile sul mercato è l’Irish Single Malt Whiskey 24 anni di Teeling, imbottigliato ad agosto 2016 dopo invecchiamenti in botti ex Bourbon ed ex Sauternes.

Un’esplosione di frutta gialla (pesca in prevalenza) e rossa (prugna su tutto) tanto al naso quanto in bocca cui seguono note di miele, vaniglia, caramello, frutta esotica ed una leggera speziatura tendente al cacao. Finale lungo, lunghissimo, che non si fa dimenticare per un bel po’ di tempo.

Sempre rimanendo in casa Teeling ottima prova per il Single Pot Still. Si tratta del primo single malt prodotto dalla nuova distilleria di Dublino. 50% di orzo maltato e 50% di orzo non maltato. Tre tipi di legno per l’invecchiamento (età non dichiarata, ma il suddetto impianto è del 2015). Di medio corpo, morbido fruttato e burroso come un Irish dovrebbe essere.

Per rimanere in terra irlandese, stavolta del Nord, non si può non parlare di Bushmills. La più antica distilleria attiva al mondo (fu fondata nel 1608) presenta una verticale dei propri prodotti con il blended Black Bush ed i Single Malt 10 y.o., 16 y.o., 21 y.o. di cui il più equilibrato è senza dubbio il 16 anni. Giusta via di mezzo fra le note della materia prima e quelle del legno.

Curiosa l’iniziativa delle distilleria di portare in assaggio anche il distillato puro, così come esce dagli alambicchi a valle delle tre distillazioni. Uno spirito bianco di orzo “atto a diventare Irish Whiskey” (direbbero i sommelier) ad 84% prelevato lo scorso 29 ottobre 2019. Al palato brucia molto meno di quanto ci si aspetti, grande astringenza sulle gengive ma ricco di quelle note di cereali, malto e tostatura che poi ritroveremo nei whiskey.

The Glenlivet Single Cask Edition 15 y.o. Sherry Butt, 58,6%. Il whisky dello Speyside botte ex Sherry per definizione. Spezie, frutta disidratata, pungente eppur non fastidioso per un naso ed un palato intriganti.

Sempre interessanti le selezioni di Wilson & Morgan fra cui spicca il Mcduff 2006, intenso ed equilibrato con una persistenza seducente che evolve dal sottobosco allo speziato ed alla frutta surmatura, così come le selezioni di Douglas Laing’s guidate da un ottimo Glenrothes 12 anni.

Sul fronte dei torbati da notare l’ultima release di Ardbeg ed il gradazione piena di Smokehead. Se Ardbeg  An Oa, fa contenti gli appassionati con grandi note di fumo, tabacco e toffee è High Voltage di Smokehead a stupire.

Marchio che strizza l’occhio ai giovani grazie ad un packging accattivante ed al misterioso nome (mai svelato) della distilleria che lo produce Smokehead, col suo High Voltage, colpisce per la sua solo apparente semplicità. Se la dicitura “Explosive” sulla confezione lascia presagire un pugno di fumo al naso ecco che in realtà il sorso regala note verdi di fieno, di tabacco, di erbe medicinali.

Interessante il “gioco” di Ballantine’s che, famosa per il suo blended, da un po’ di tempo propone unica al mondo imbottigliamenti separati dei tre single malt che compongono il blend. Miltonduff 15 y.o., facile e scorrevole con note di vaniglia, liquirizia, caramello. Glenburgie 15 y.o. più dolce e corposo. Glentauchers 15 y.o. fine ed elegante con agrumi, pasta frolla, frutti rossi.

Dagli Stati Uniti spicca, ancora una volta, Koval Distillery di Chicago. Sempre perfetti il Rye ed il Four Grain qui a Milano presenta le novità Millet, whiskey di miglio bio coltivato nel midwest, sottile al naso con sentori di anice stellato e fiori secchi, e Wheat. Wheat è un whiskey di frumento che si presenta cremoso al palato con note di banana, burro ed una leggera vena tostata.

L’Altoatesina Puni presenta qui il suo Aura, un 5 anni, l’invecchiamento più lungo sin qui realizzato. Complesso; frutta bianca, spezie dolci ed una leggera aurea di fumo che accompagna il sorso.

Curiosa la novità Five Farms. Irish Cream a base di latte di cinque fattorie bio della regione di Cork che conferiscono il latte ogni due settimane. Morbida, dolce e cioccolatosa. Un prodotto goloso per chi si approccia al Whiskey, per chi cerca un’alternativa di qualità alle creme industriali, o per accompagnare un dessert.

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